sabato 17 marzo 2012

Impastare per cucinare

Questa è una breve e fondamentale riflessione culinaria.
Ieri sera a cena con amici abbiamo mangiato un ottimo piatto di cingoli, ricetta tipica di Calitri (Avellino), il paese di Francesco, la mia metà, cucinato magistralmente da sua sorella, Selena. 
Entreremo nel dettaglio del cingolo una prossima volta qui su cookiajo&peperoncino, anche perchè ne vale davvero la pena. 
Quello su cui vorrei ragionare oggi è una scontata ma forte constatazione, che parte dall'esempio del cingolo, gnocchetto di semplice pasta fresca -acqua, farina e sale- per arrivare a considerare nel suo insieme, tutta la pasta ottenuta in casa. 
In tempi di ristrettezze e risparmio come questi -ma tutto sommato il contesto attuale è solo la scusa iniziale del ragionamento che, comunque, resta sempre valido- perchè non dedicarsi (scoprendolo o riscoprendolo) all'impasto casalingo un paio di volte la settimana e comprare pacchi di pasta in meno? 
Il mitico trio acqua, farina e sale -più semplice rispetto alla sfoglia all'uovo, alla portata di tutti sul serio e veloce- non si batte: comporta un quantitativo che frutta molto più della pasta secca, è un'occasione per cucinare insieme creando un momento di creatività divertente magari con il proprio compagno, i bambini, gli amici, e ha con sè quell'allure di festa che la pasta fatta in casa significa per molti, per antonomasia.

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